19 Feb Il coraggio di una scelta di vita diversa. Luca e il disagio minorile a Roma.
Intervista a Luca Devivo – Educatore professionale
Ci racconti chi sei e quale lavoro/i fai oggi?
Raccontare chi sono non è mai facile, credo non lo sia mai per nessuno.
Sono un ragazzo di 33 anni, pugliese, che ad un certo punto della sua vita ha terminato un percorso di tipo tecnico per scoprire un ambiente nuovo, di tipo umanistico. Nello specifico, ho lasciato quello che era un percorso fallimentare di ingegnere elettronico per abbracciarne uno da educatore e pedagogista. Mi sono laureato infatti nel 2015 in Scienze Pedagogiche e della Progettazione Educativa all’Università degli studi di Foggia.
Oggi vivo e lavoro a Roma come educatore in un Gruppo Appartamento Minori in cui vengono accolti adolescenti italiani e stranieri e come Assistente Educativo Culturale presso una scuola media. In passato ho lavorato anche come operatore sociale della Sala Operativa Sociale di Roma.
Quali valori della tua vita ti hanno guidato nella ricerca del lavoro?
Ancor prima dei valori è giusto dire che sono state diverse necessità a condizionare le mie scelte professionali, quelle economiche in primis. Vengo da una terra dove il lavoro scarseggia e i diritti annessi, spesso, sono solo un miraggio. La mia necessità primaria, quindi, è stata trovare una realtà professionale dove il lavoro viene tutelato in tutte le sue forme: diritti contrattuali, sicurezza, retribuzione regolare e adeguata, dignità. Le mie ricerche mi hanno portato a spostarmi fuori dalla Puglia. E anche fuori, con mia sorpresa, non sempre è stato possibile trovare tutte quelle caratteristiche in una sola realtà.
Oggi come si manifesta – dalla tua esperienza – il disagio sociale? Su quali persone o gruppi?
Sappiamo che esistono diverse tipologie di disagio sociale. Non è possibile ricordarle tutte e, soprattutto, non è possibile dire quale, tra quelle, urla di più. Il disagio che incontro maggiormente è quello dei ragazzi in casa famiglia – gruppo appartamento, preferisco precisare. Sono ragazzi normalissimi, i più, che hanno vissuto realtà particolari che tentano di elaborare con gli strumenti che ha a disposizione qualsiasi adolescente. L’elaborazione dei vissuti poi varia in base alle esperienze di vita, alla cultura e al carattere del ragazzo. C’è chi lo affronta col sorriso, c’è chi invece si chiude in sé stesso. Sono ragazzi che, come tutti gli adolescenti, cercano il proprio posto nella società che spesso li rifiuta e cerca di ributtarli fuori. Il disagio che vivono, quindi, è lo stesso disagio che ognuno di noi, chi più e chi meno, ha vissuto sulla propria pelle: ritrovarsi a dover combattere per veder riconosciuto il proprio diritto ad esistere.
Un racconto fotografico del tuo lavoro nella cooperativa sociale e nella casa famiglia in cui sei educatore?
L’obiettivo del Gruppo Appartamento Minori è quello di promuovere e sviluppare le caratteristiche peculiari di ogni ragazzo affinché possa esprimere la propria personalità in modo corretto e non lesivo di sé e degli altri, nonché, permettergli di inserirsi nel tessuto sociale in maniera adeguata. In questo senso viene programmato un percorso di istruzione e formazione tenendo in riferimento sia la normativa italiana sull’assolvimento dell’obbligo scolastico, sia il naturale interesse del ragazzo.
La routine è: al mattino i ragazzi si svegliano aiutati dall’educatore, alcuni si preparano per andare a scuola, altri ad un corso professionale e altri ancora al tirocinio. Durante la giornata si svolgono i turni di pulizia (bagni, piatti e spazzatura) e chi deve studia altrimenti ci si dedica ad attività ricreative (sport, passeggiate, ecc.) o semplicemente si riposa. Ovviamente la situazione descritta non sempre è così idilliaca in quanto alcuni ragazzi difficilmente comprendono l’importanza del percorso stabilito proprio perché appartenenti a sistemi educativi differenti in cui le priorità sono nettamente diverse.
Come vivi su di te il contatto con la diversità della persona e sociale?
La diversità è appunto diversità. Incontrare l’altro, che per definizione è diverso da te, è sempre e comunque una combinazione di compromessi. Alcune volte questi rischiano di saltare; altre, questo è inevitabile. Le diversità che vivo sono forti dal punto di vista emotivo. Si presentano cariche di tensioni e richiedono attenzioni costanti. Lo ammetto, può essere faticoso ed è facile anche sbagliare. La cosa più onesta da fare quando si incontra la diversità, sia professionalmente che nella vita privata, è ammettere i propri limiti. Una volta identificati è possibile decidere di superarli, o anche no. Ogni volta che si incontra la diversità c’è una scelta da fare.
Una laurea, 30 anni, il desiderio di viaggiare, di uscire con gli amici il sabato sera, di godersi la vita…il vestito che la società ti vedrebbe addosso…Luca invece sceglie?
Perché dovrei scegliere qualcosa di diverso?
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