05 Jan Digital Innovation HR: intervista a Marianna Antenucci
BUONA LA PRIMA?
Volenti o nolenti ci troviamo a confronto con una realtà in continuo fermento nella quale il temine Digital Trasformation la fa da padrone, tanto da portarci a riconsiderare, alla luce delle sue innovazioni, una serie di aspetti. Per essere attore attivo in questo processo in continua evoluzione hai sicuramente bisogno di sviluppare un forte spirito di adattamento, aguzzare la vista e affinare l’udito, farti carico di una buona dose di empatia, costruire una rete cosciente, avere consapevolezza della nuova generazione e di quanto sia attuale la necessità di un cambiamento culturale.
Proviamo a mettere ordine.
Quest’intervista nasce dalla domanda “Esiste un nuovo modo di vedere la tecnologia al lavoro?”
Mmmm! Metabolizzata l’iniziale difficoltà ho pensato: se la domanda ti è stata posta, Marianna, perché no? Prova a ragionarci. Fu così che ebbe inizio una lunga nottata di riflessioni che ha portato a quel “Sicuramente sì”. La risposta più scontata! Il contrario mi avrebbe reso più sbrigativa ma avrebbe bruciato ogni possibilità di esprimere un minimo di pensiero. Ho dovuto scegliere! Quindi provo ad esprimere il mio punto di vista:
Punti di vista. Il digitale può essere visto come lo strumento acceleratore di potenzialità che ha facilitato la nascita di nuovi processi? Le novità non sono relegabili a un ambito specifico ma estendibili alla portata della “nostra” creatività o necessità. Alla ricerca di soluzioni migliorative e innovative molte start up si sono fatte interprete del cambiamento rendendosi portavoce di bisogni, migliorie, novità, dimostrandosi supporto e osservatorio per realtà più strutturate quasi a suggerire la strada da poter intraprendere.
Il digitale connette. Permette di essere messi al corrente di strade intraprese, interessarsene, lavorarci su e magari tentare qualcosa di proprio. Può essere uno stimolo? La tecnologia può dar modo, attraverso la costruzione di una rete qualificata, di rileggere il proprio percorso, confrontarsi, conoscere per conoscersi meglio, può dar modo di guardare da più punti di vista.
Può svecchiare e mettere in relazione due mondi. Dico solo alternanza scuola – lavoro senza entrare nel merito del discorso.
Allo stesso modo in cui propone ci espone rendendoci più vulnerabili.
Il segreto? Semplicemente si trova nel modo in cui se ne fa uso.
Focalizzare. La tecnologia ha permesso di rendere “virale” una mission farla appetibile agli occhi del Talento del Secolo veicolando valori in grado di creare quel linguaggio costruttivo attraverso il quale un’Organizzazione racconta la sua storia. In parole semplici Employer Branding. Quel processo di comunicazione centrata che si esprime al meglio quando è utilizzato in doppio senso di marcia, interno-esterno. Attrarre e fidelizzare attraverso l’ascolto, il coinvolgimento, il confronto in un processo di umanizzazione nel quale più alto è il grado di riconoscibilità più lo sarà quello di ingaggio.
Sì, si sta andando in questa direzione. L’esempio più calzante: I Millennials cosa vogliono, chi scelgono? Il discorso relativo la nuova generazione è tanto presente da inaugurare la riqualificazione delle logiche aziendali, dei ruoli.
Cambia il modo in cui si valuta e l’innovazione indirizza il cambiamento sul motore di ogni processo: La persona.
Ascoltare. Ripartire da semplici necessità. La tecnologia si fa portavoce di una nuova sensibilità e di una nuova managerialità, nello stesso tempo facilita la comunicazione e ci espone al pericolo di processi meccanicizzati. A scongiurarli l’evoluzione delle competenze e la presenza delle attitudini di tutte quelle figure che fungono da collante tra la realtà circostante e il core business delle aziende, e non solo di queste figure.
“Dalle Risorse Umane quali aiuti e indirizzi alle nuove idee? “
Proprio questo. Ascoltare, orientare, sfidare vecchie dinamiche e aprirsi su nuovi indirizzi, farsi da ponte in questo passaggio di cultura che porta con se tante novità da poter sfruttare al meglio per rendere fattibile il benessere lavorativo, quella ambita felicità che ha basi auspicabili in quell’ascoltarsi per sentirsi parte, per capirsi e capire, collocare le potenzialità di ognuno.
Cos’altro …
Oggi ci si Ri-Pensa. Essere la coscienza di questo pensarsi nuovamente.
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